Pensieri dell’alba meno un quarto
Stamattina, all’alba meno un quarto sento Lui che traffica in camera. Sta preparando la borsa per una trasferta lampo che gli hanno comunicato ieri sera. Non ricordo la destinazione.
Melfi, mi dice, ma non sono ancora sicuro di partire.
Io sono già oltre. All’alba meno un quarto di un giovedì mattina il mio cervello ha pensato queste cose:
1. C’è un bel museo a Melfi, dentro un castello. Però dubito che riesca ad andare a vederlo. Non glielo dico.
2. Alla Fiat di Melfi lavora il figlio di mio cugino. Vai alla Fiat? Chiedo. Mi dice si e allora io dico la cosa più ovvia. Allora cerca à Ppietro che sta là e magari stasera ti porta pure da zia e ti magni i troccoli. (Quando parlo dei parenti di giù mi viene sempre uno pseudo accento pugliese che ai pugliesi veri suona come a me Aldo che dice “è Buona questa cadreck”)
Poi ho fatto un attimo di silenzio perché mi è venuta la tristezza perché Lui doveva partire.
Non ho pensato a niente per un po’. Se non ai baci e ai saluti e a bere un caffè insieme. Le solite cose, insomma.
Lui è uscito. Dopo dieci minuti ho pensato a
3. Però se va giù magari un piatto grande di terracotta con su il galletto…
4. L’origano! L’origano! Gli scrivo un sms. Non all origano. A Lui.
5. Ma anche dei taralli, delle orecchiette
6. Adesso chiamo mio cugino e gli dico di dire a suo figlio di cercarlo per tutto lo stabilimento. Che sarà mai.
7. Anche un sei bicchieri non sarebbero male.
Per ora sono ferma qui. Non voglio che parta, ma se dovesse partire ho già le richieste pronte. Vi serve qualcosa “da ggiù?”.